Formiche tagliafoglie
Le formiche si trovano ovunque in gran numero, ma qui parlerò soltanto di due specie. Eravamo meravigliati di vedere formiche lunghe un pollice e un quarto (circa 3 cm) e con una forza proporzionale alle dimensioni, marciare in singole file nella boscaglia. Appartenevano alla specie Dinoponera grandis. Le colonie sono costituite da un esiguo numero di individui e si formano intorno alle radici di alberi sottili. È una specie dotata di pungiglione, la cui puntura non è così dolorosa come quella inflitta da altre specie più piccole; comunque non vi era niente di speciale o attraente nelle abitudini di questi giganti tra le formiche.
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Una specie invece assai più interessante è la formica Saűba (Œcodoma cephalotes). Questa formica si può vedere ovunque nei sobborghi, che marcia avanti e indietro in lunghe colonne. Per la sua abitudine di spogliare le piante coltivate di tutte le foglie, rappresenta per i brasiliani un vero e proprio flagello. In alcuni distretti è così abbondante da rendere quasi impossibile la coltivazione e ovunque si sente la gente lamentarsi per questa terribile peste.
Le operaie di questa specie sono di tre tipi e differiscono ampiamente nelle dimensioni; possiamo averne un'idea guardando l'incisione seguente.
Le operaie di questa specie sono di tre tipi e differiscono ampiamente nelle dimensioni; possiamo averne un'idea guardando l'incisione seguente.
La casta delle operaie di una colonia è formata da individui di piccola taglia, le operaie minori (Fig. 1). Gli altri due tipi, la cui funzione, occorre ammetterlo, non è ancora pienamente compresa, hanno la testa gonfia e massiccia; nell'individuo della figura 2, la testa è molto lucida, nell'altro (Fig. 3), è opaca e pelosa. Le operaie minori variano molto nella taglia, alcune hanno una massa doppia delle altre. L'intero corpo ha una consistenza solida e un colore marrone-rossiccio. Il torace, o segmento intermedio, è armato con tre paia di spine acuminate; anche la testa possiede un paio di spine simili che si dipartono dalle guance e si rivolgono all'indietro.
Durante le nostre prime passeggiate ci eravamo scervellati per capire il significato di grandi montagnole di terra, dal colore differente rispetto al terreno circostante, che spuntavano qua e là nei boschi e nelle piantagioni. Alcuni erano molto grandi, misurando fino a quaranta iarde di circonferenza (circa 38 m), ma non oltre due piedi di altezza. Ci accertammo presto che si trattava delle opere delle Saübas, cioè le parti esterne, o cupole, che rivestono e proteggono gli ingressi delle loro vaste gallerie sotterranee. Ad un esame ravvicinato trovai che il terriccio di cui sono costituiti è formato da granuli minuti, agglomerati senza uso di cemento e formanti numerose file di creste e cunette. La differenza di colore con lo strato superficiale del terreno circostante è dovuta al fatto che le file sono costituite da terriccio appartenente agli strati sottostanti del suolo, trasportati in superficie da una notevole profondità. È molto raro vedere le formiche al lavoro su questi monticelli, le entrate delle gallerie sembrano generalmente chiuse e soltanto in certi momenti, allorché vengono svolte alcune attività particolari, gli ingressi sono aperti. Questi sono piccoli e numerosi; nelle montagnole più grandi occorre un grosso lavoro di scavo per giungere alle gallerie principali, ma ottenni lo scopo rimuovendo porzioni di cupola dei monticelli più piccoli. Trovai che le entrate minori convergevano, ad una profondità di circa due piedi, verso una vasta ed elaborata galleria, o miniera, del diametro di quattro o cinque pollici.
Il comportamento delle formiche Saüba di tagliare e trasportare via immense quantità di foglie è da tempo documentata nei libri di storia naturale. Quando sono impegnate in questa attività, le loro processioni sembrano una moltitudine di foglie in marcia. Una volta trovai, in mezzo a un sentiero, un cumulo di queste foglie, tutte tagliate in frammenti circolari del diametro di una moneta da sei pence, trascurato dalle formiche e a notevole distanza dalle colonie. I mucchietti venivano sempre rimossi quando il posto veniva rivisitato il giorno successivo. In seguito ebbi numerose opportunità di vedere questi insetti al lavoro; le formiche scalano gli alberi in grande numero, gli individui sono tutti operaie minori. Ogni operaia si ferma sulla superficie della foglia e mediante le sue affilate mandibole a forma di forbici, pratica una incisione semicircolare sulla faccia superiore, poi ne afferra il margine tra le mandibole e taglia il frammento con uno strappo preciso. Talvolta le foglie vengono lasciate cadere a terra, dove si ammassano in un monticello, fino a quando vengono trasportate via da un'altra squadra di operaie; generalmente però ogni formica marcia con il frammento di foglia che ha tagliato e si dirige verso la colonia assieme alle altre. Il sentiero che seguono diviene in breve nudo e liscio, dando l'impressione del solco di una ruota di carro attraverso l'erba. È interessantissimo osservare la grande moltitudine di minuscole operaie impegnate in questa attività. Sfortunatamente scelgono piante coltivate.
Questa formica è peculiare dell'America tropicale, come l'intero genere a cui appartiene; talvolta spoglia giovani alberi che crescono nella foresta, ma sembra preferire, se facilmente raggiungibili, piante introdotte da altri paesi, come il caffè o gli aranci. Fino ad oggi non è stato sufficientemente dimostrato l'uso che viene fatto delle foglie. L'ho scoperto solo dopo molto tempo speso in osservazioni. Le foglie vengono usate per rivestire le cupole che coprono gli ingressi della loro dimora sotterranea, proteggendo perciò le nursery che si trovano nel sottosuolo dalle piogge torrenziali. I monticelli più grandi, di cui ho già parlato, sono così estesi che pochi potrebbero pensare di rimuoverli allo scopo di esaminarne l'interno; le collinette più piccole, che coprono le entrate dello stesso sistema di camere e gallerie, si possono trovare in luoghi riparati, ma anche queste sono sempre rivestite di foglie mischiate a granelli di terra. Le operaie portano il loro pesante carico tenendo i frammenti di foglie verticalmente, con il margine inferiore serrato tra le mandibole e marciano in fila portando il loro fardello sulle montagnole; un'altra squadra di operaie mette le foglie in posizione, coprendole con uno strato di granelli di terriccio che vengono trasportati, uno ad uno, dallo strato di suolo sottostante.
Si sa che le dimore sotterranee di queste meravigliose formiche possono essere molto estese. Il Rev. Hamlet Clark ha riportato che la Saüba di Rio de Janeiro, una specie strettamente correlata alla nostra, ha scavato un tunnel sotto il letto del fiume Parahyba, una distanza così ampia quanto lo è il Tamigi al London Bridge. Presso i mulini di riso a Magoary, vicino a Parà, queste formiche perforarono una volta l'argine di un grande bacino: l'enorme massa d'acqua che conteneva fuoriuscì prima che il danno fosse stato riparato. Ai giardini botanici, a Parà, un intraprendente giardiniere francese tentò di tutto per estirpare le Saüba. Per raggiungere l'obiettivo appiccò il fuoco ad alcuni degli ingressi principali della colonia e soffiò fumi di zolfo all'interno delle gallerie per mezzo di mantici. Vidi uscire il fuma da un gran numero di uscite, una delle quali era lontana 70 metri dal luogo dove erano stati disposti i mantici. Questo dimostra quanto siano estese le gallerie sotterranee. Oltre a danneggiare e distruggere i giovani alberi spogliandoli delle foglie, la formica Saüba è un problema per la popolazione anche per la sua abitudine di saccheggiare di notte le riserve di provviste nelle case, poiché essa è ancora più attiva di notte che di giorno.
Durante le nostre prime passeggiate ci eravamo scervellati per capire il significato di grandi montagnole di terra, dal colore differente rispetto al terreno circostante, che spuntavano qua e là nei boschi e nelle piantagioni. Alcuni erano molto grandi, misurando fino a quaranta iarde di circonferenza (circa 38 m), ma non oltre due piedi di altezza. Ci accertammo presto che si trattava delle opere delle Saübas, cioè le parti esterne, o cupole, che rivestono e proteggono gli ingressi delle loro vaste gallerie sotterranee. Ad un esame ravvicinato trovai che il terriccio di cui sono costituiti è formato da granuli minuti, agglomerati senza uso di cemento e formanti numerose file di creste e cunette. La differenza di colore con lo strato superficiale del terreno circostante è dovuta al fatto che le file sono costituite da terriccio appartenente agli strati sottostanti del suolo, trasportati in superficie da una notevole profondità. È molto raro vedere le formiche al lavoro su questi monticelli, le entrate delle gallerie sembrano generalmente chiuse e soltanto in certi momenti, allorché vengono svolte alcune attività particolari, gli ingressi sono aperti. Questi sono piccoli e numerosi; nelle montagnole più grandi occorre un grosso lavoro di scavo per giungere alle gallerie principali, ma ottenni lo scopo rimuovendo porzioni di cupola dei monticelli più piccoli. Trovai che le entrate minori convergevano, ad una profondità di circa due piedi, verso una vasta ed elaborata galleria, o miniera, del diametro di quattro o cinque pollici.
Il comportamento delle formiche Saüba di tagliare e trasportare via immense quantità di foglie è da tempo documentata nei libri di storia naturale. Quando sono impegnate in questa attività, le loro processioni sembrano una moltitudine di foglie in marcia. Una volta trovai, in mezzo a un sentiero, un cumulo di queste foglie, tutte tagliate in frammenti circolari del diametro di una moneta da sei pence, trascurato dalle formiche e a notevole distanza dalle colonie. I mucchietti venivano sempre rimossi quando il posto veniva rivisitato il giorno successivo. In seguito ebbi numerose opportunità di vedere questi insetti al lavoro; le formiche scalano gli alberi in grande numero, gli individui sono tutti operaie minori. Ogni operaia si ferma sulla superficie della foglia e mediante le sue affilate mandibole a forma di forbici, pratica una incisione semicircolare sulla faccia superiore, poi ne afferra il margine tra le mandibole e taglia il frammento con uno strappo preciso. Talvolta le foglie vengono lasciate cadere a terra, dove si ammassano in un monticello, fino a quando vengono trasportate via da un'altra squadra di operaie; generalmente però ogni formica marcia con il frammento di foglia che ha tagliato e si dirige verso la colonia assieme alle altre. Il sentiero che seguono diviene in breve nudo e liscio, dando l'impressione del solco di una ruota di carro attraverso l'erba. È interessantissimo osservare la grande moltitudine di minuscole operaie impegnate in questa attività. Sfortunatamente scelgono piante coltivate.
Questa formica è peculiare dell'America tropicale, come l'intero genere a cui appartiene; talvolta spoglia giovani alberi che crescono nella foresta, ma sembra preferire, se facilmente raggiungibili, piante introdotte da altri paesi, come il caffè o gli aranci. Fino ad oggi non è stato sufficientemente dimostrato l'uso che viene fatto delle foglie. L'ho scoperto solo dopo molto tempo speso in osservazioni. Le foglie vengono usate per rivestire le cupole che coprono gli ingressi della loro dimora sotterranea, proteggendo perciò le nursery che si trovano nel sottosuolo dalle piogge torrenziali. I monticelli più grandi, di cui ho già parlato, sono così estesi che pochi potrebbero pensare di rimuoverli allo scopo di esaminarne l'interno; le collinette più piccole, che coprono le entrate dello stesso sistema di camere e gallerie, si possono trovare in luoghi riparati, ma anche queste sono sempre rivestite di foglie mischiate a granelli di terra. Le operaie portano il loro pesante carico tenendo i frammenti di foglie verticalmente, con il margine inferiore serrato tra le mandibole e marciano in fila portando il loro fardello sulle montagnole; un'altra squadra di operaie mette le foglie in posizione, coprendole con uno strato di granelli di terriccio che vengono trasportati, uno ad uno, dallo strato di suolo sottostante.
Si sa che le dimore sotterranee di queste meravigliose formiche possono essere molto estese. Il Rev. Hamlet Clark ha riportato che la Saüba di Rio de Janeiro, una specie strettamente correlata alla nostra, ha scavato un tunnel sotto il letto del fiume Parahyba, una distanza così ampia quanto lo è il Tamigi al London Bridge. Presso i mulini di riso a Magoary, vicino a Parà, queste formiche perforarono una volta l'argine di un grande bacino: l'enorme massa d'acqua che conteneva fuoriuscì prima che il danno fosse stato riparato. Ai giardini botanici, a Parà, un intraprendente giardiniere francese tentò di tutto per estirpare le Saüba. Per raggiungere l'obiettivo appiccò il fuoco ad alcuni degli ingressi principali della colonia e soffiò fumi di zolfo all'interno delle gallerie per mezzo di mantici. Vidi uscire il fuma da un gran numero di uscite, una delle quali era lontana 70 metri dal luogo dove erano stati disposti i mantici. Questo dimostra quanto siano estese le gallerie sotterranee. Oltre a danneggiare e distruggere i giovani alberi spogliandoli delle foglie, la formica Saüba è un problema per la popolazione anche per la sua abitudine di saccheggiare di notte le riserve di provviste nelle case, poiché essa è ancora più attiva di notte che di giorno.
Inizialmente ero propenso a non dare credito ai racconti delle loro incursioni nelle abitazioni, portando via, chicco per chicco, la farinha o mandioca, di cui si cibano le classi povere del Brasile. In seguito, mentre dimoravo presso un villaggio indiano sul Tapajos, ebbi un'ampia conferma del fatto. Una notte il mio servitore mi svegliò tre o quattro ore prima dell'alba, gridando che i topi stavano rubando i cesti della farinha, articolo a quel tempo raro e prezioso. Mi alzai, tendendo le orecchie, e trovai che il rumore era molto diverso da quello dei topi; così presi la lampada e mi diressi alla dispensa, che si trovava vicino al posto in cui dormivo. Lì, trovai una lunga fila di formiche Saüba, costituita da migliaia di individui, indaffarati quanto è possibile, andare avanti e indietro fra la porta e i miei preziosi cesti. La maggior parte di quelli che uscivano fuori portavano ciascuno un chicco di farinha che era, talvolta, più grande del corpo del portatore. La Farinha consiste di grani quasi uguali in formato e di aspetto simile alla tapioca dei nostri negozi; sono entrambi un prodotto della stessa radice, essendo la tapioca amido puro, mentre la farinha è amido mischiato con fibre di cellulosa, ingrediente quest'ultimo che gli conferisce un colore giallastro.
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Era divertente vedere alcuni dei più piccoli membri della fila, barcollare completamente nascosti sotto il loro carico. I cesti, che si trovavano su un alto tavolo, erano interamente ricoperti di formiche, molte centinaia delle quali erano impegnate a staccare le foglie secche che servivano loro da rivestimento; era questo il fruscio che ci aveva svegliato. Il mio servitore mi disse che le formiche avrebbero portato via l'intero contenuto dei due cesti (circa due moggi) nel corso della notte se non fossero state cacciate, così provammo ad eliminarle, uccidendole con i nostri zoccoli di legno. Era quasi impossibile, comunque, impedire che entrassero nuovi individui più velocemente di quanto riuscissimo ad ucciderne. Ritornarono la notte successiva, così fui costretto a versare della polvere da sparo lungo la fila e a darle fuoco. Questo metodo, ripetuto più volte, sembrò alla fine intimidirle, tanto che ci fummo liberati dalle loro visite almeno per il resto del soggiorno. Cosa ne fecero dei duri chicchi di mandioca non mi fu dato di sapere e nemmeno ipotizzare. Il cibo non contiene glutine, perciò è inutile come cemento, contiene solo una parte relativamente piccola di amido che, mischiato con acqua, si separa e precipita sul fondo del recipiente. Può forse servire come cibo per le operaie sotterranee, ma i giovani o le larve delle formiche sono generalmente alimentate con i succhi secreti dalle operaie nutrici.È appena il caso di osservare che ogni specie di formiche consiste di tre insiemi di individui, come afferma qualcuno di tre sessi, vale a dire maschi femmine e operaie, essendo queste ultime, femmine non sviluppate. I sessi perfetti sono alati al raggiungimento dello stadio adulto; servono solo alla propagazione della specie e volano via dal nido in cui sono stati allevati prima dell'atto riproduttivo. Lo stadio alato delle femmine e dei maschi perfetti e il comportamento di sciamare lontano dalla colonia prima dell'accoppiamento, sono eventi molto importanti nell'economia delle formiche, dal momento che così si ha l'interscambio con membri di colonie distanti che sciamano nello stesso periodo, e perciò incrementano il vigore della razza, un procedimento fondamentale per la prosperità di ogni specie. In molte formiche, specialmente quelle dei climi tropicali, le operaie sono di due classi, la cui struttura e funzione è ampiamente variabile. In alcune specie sono incredibilmente dissimili l'una dall'altra e costituiscono due forme ben distinte. In altre vi è una gradualità di individui tra i due estremi. Lo studio delle curiose differenze di struttura e abitudini tra queste due classi è molto interessante ma assai difficile. Una delle più importanti peculiarità della formica Saüba è quella di possedere tre classi di operaie. Le mie indagini su di loro sono lungi dall'esser complete, ma ne fornirò comunque un resoconto.
Quando sono impegnate nel taglio delle foglie, nel saccheggio della farinha e in altre operazioni, si vedono sempre due tipi di operaie (Figg. 1 e 2 dell'incisione originale). Non sono, è vero, definite in modo preciso nella struttura, a causa della presenza di individui di grado intermedio; tutto il lavoro, comunque, è svolto solo dagli individui con la testa piccola (Fig.1), mentre quelli con la testa enorme, le operaie maggiori (Fig. 2), sono viste semplicemente aggirarsi attorno. Non potevo certo essere essere soddisfatto che fosse questa la sola funzione delle operaie maggiori. Esse non sono soldati o difensori delle operaie della colonia, come le caste dei soldati nelle termiti, o formiche bianche, perché non combattono mai. La specie non possiede un pungiglione e non mostra una resistenza attiva quando si cerca di interferire con la colonia. Ho allora immaginato che potessero svolgere una funzione di soprintendenza sulle altre; ma risulterebbe interamente inutile in una comunità dove tutto funziona con tanta precisione e regolarità che ricorda gli ingranaggi di un meccanismo di precisione. Sono arrivato infine alla conclusione che non esiste una funzione ben definita, sebbene questa classe non possa essere del tutto inutile alla colonia, dal momento che il sostentamento di individui così ingombranti e inattivi sarebbe troppo costoso per la specie. Io ritengo che servano, in qualche modo, come strumento passivo di protezione della vera casta operaia. La loro enorme, dura e indistruttibile testa potrebbe essere utile a proteggere le altre operaie dall'attacco di predatori insettivori. Sotto questo profilo, sarebbe come un “componente di resistenza” che servirebbe da scudo contro gli attacchi al corpo principale delle operaie.
Il terzo ordine di operaie è il più curioso di tutti: se viene rimossa la sommità di un piccolo monticello in cui il processo di rivestimento è in corso, si scopre un ampio condotto ad una profondità di circa due piedi dalla superficie. Sondando la cavità con un bastone lungo tre o quattro piedi, senza toccarne il fondo, un piccolo numero di colossali membri della colonia inizierà lentamente a fasi strada tra le lisce pareti della galleria. Le loro teste sono della stessa taglia di quella delle operaie maggiori, ma la fronte è rivestita di peluria invece di essere liscia e posseggono, in mezzo alla fronte stessa, un doppio ocello (occhio semplice) di struttura completamente differente dagli ordinari occhi composti presenti ai lati della testa. Quest'occhio frontale è totalmente assente nelle altre operaie e non se ne conosce l'esistenza in altre specie di formiche. L'apparizione di queste bizzarre creature dalle buie profondità delle gallerie mi ricordava, quando le osservai per la prima volta, i ciclopi dell'Odissea di Omero. Non erano aggressivi come temevo e non ebbi difficoltà a catturarne alcuni con le dita. Non ne vidi altri in nessuna altra circostanza e non riesco a indovinare quali possano essere le loro speciali funzioni.
L'intera organizzazione di un formicaio e le diverse attività della vita delle formiche, sono dirette verso un unico scopo principale: la perpetuazione della specie. La maggior parte del lavoro che vediamo svolgere dalle operaie ha per fine il sostentamento e la cura della giovane covata costituita da larve inermi. Le vere femmine sono incapaci di provvedere alle necessità della prole; sono le povere sterili operaie, cui è negata la gioia della maternità, che devolvono alla covata ogni cura. Le operaie sono anche gli agenti principali nel dirigere la migrazione della colonia, evento di importanza fondamentale per la dispersione e la conseguente prosperità della specie.
Quando sono impegnate nel taglio delle foglie, nel saccheggio della farinha e in altre operazioni, si vedono sempre due tipi di operaie (Figg. 1 e 2 dell'incisione originale). Non sono, è vero, definite in modo preciso nella struttura, a causa della presenza di individui di grado intermedio; tutto il lavoro, comunque, è svolto solo dagli individui con la testa piccola (Fig.1), mentre quelli con la testa enorme, le operaie maggiori (Fig. 2), sono viste semplicemente aggirarsi attorno. Non potevo certo essere essere soddisfatto che fosse questa la sola funzione delle operaie maggiori. Esse non sono soldati o difensori delle operaie della colonia, come le caste dei soldati nelle termiti, o formiche bianche, perché non combattono mai. La specie non possiede un pungiglione e non mostra una resistenza attiva quando si cerca di interferire con la colonia. Ho allora immaginato che potessero svolgere una funzione di soprintendenza sulle altre; ma risulterebbe interamente inutile in una comunità dove tutto funziona con tanta precisione e regolarità che ricorda gli ingranaggi di un meccanismo di precisione. Sono arrivato infine alla conclusione che non esiste una funzione ben definita, sebbene questa classe non possa essere del tutto inutile alla colonia, dal momento che il sostentamento di individui così ingombranti e inattivi sarebbe troppo costoso per la specie. Io ritengo che servano, in qualche modo, come strumento passivo di protezione della vera casta operaia. La loro enorme, dura e indistruttibile testa potrebbe essere utile a proteggere le altre operaie dall'attacco di predatori insettivori. Sotto questo profilo, sarebbe come un “componente di resistenza” che servirebbe da scudo contro gli attacchi al corpo principale delle operaie.
Il terzo ordine di operaie è il più curioso di tutti: se viene rimossa la sommità di un piccolo monticello in cui il processo di rivestimento è in corso, si scopre un ampio condotto ad una profondità di circa due piedi dalla superficie. Sondando la cavità con un bastone lungo tre o quattro piedi, senza toccarne il fondo, un piccolo numero di colossali membri della colonia inizierà lentamente a fasi strada tra le lisce pareti della galleria. Le loro teste sono della stessa taglia di quella delle operaie maggiori, ma la fronte è rivestita di peluria invece di essere liscia e posseggono, in mezzo alla fronte stessa, un doppio ocello (occhio semplice) di struttura completamente differente dagli ordinari occhi composti presenti ai lati della testa. Quest'occhio frontale è totalmente assente nelle altre operaie e non se ne conosce l'esistenza in altre specie di formiche. L'apparizione di queste bizzarre creature dalle buie profondità delle gallerie mi ricordava, quando le osservai per la prima volta, i ciclopi dell'Odissea di Omero. Non erano aggressivi come temevo e non ebbi difficoltà a catturarne alcuni con le dita. Non ne vidi altri in nessuna altra circostanza e non riesco a indovinare quali possano essere le loro speciali funzioni.
L'intera organizzazione di un formicaio e le diverse attività della vita delle formiche, sono dirette verso un unico scopo principale: la perpetuazione della specie. La maggior parte del lavoro che vediamo svolgere dalle operaie ha per fine il sostentamento e la cura della giovane covata costituita da larve inermi. Le vere femmine sono incapaci di provvedere alle necessità della prole; sono le povere sterili operaie, cui è negata la gioia della maternità, che devolvono alla covata ogni cura. Le operaie sono anche gli agenti principali nel dirigere la migrazione della colonia, evento di importanza fondamentale per la dispersione e la conseguente prosperità della specie.
Il successo del debutto dei maschi e delle femmine alati coinvolge anche le operaie. E' divertente vedere l'attività e l'eccitamento che regna in un nido di formiche quando avviene l'esodo degli individui alati; le operaie puliscono i sentieri di uscita e mostrano il più vivo interesse alla loro partenza, sebbene sia altamente improbabile che alcuno di loro torni nella stessa colonia. La sciamatura delle coppie alate delle formiche Saüba ha luogo in gennaio e febbraio, quando inizia la stagione delle piogge. Esse escono fuori la sera, in gran numero, causando un gran trambusto per le strade ed i vicoli della periferia. Sono di grande taglia, la femmina misura non meno di due pollici e un quarto ad ali aperte (circa 5,5 cm); il maschio non è molto più grande della metà. Sono così attivamente predate dagli animali insettivori che il mattino dopo la sciamatura non si vede un solo individuo, mentre solo poche femmine gravide sfuggono al massacro per fondare nuove colonie.
© 2013 Un Naturalista sul Web. All rights reserved.
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