Le Galàpagos
L'interesse naturalistico dell'arcipelago delle Galapagos e della sua fauna è determinato dalla loro posizione geografica e dall’origine geologica. Tutte le isole dell'arcipelago sono vulcaniche quindi, al momento della loro emersione dall’oceano, costituivano un ambiente completamente privo di vita e il loro popolamento faunistico e floristico è potuto avvenire soltanto attraverso la colonizzazione di specie provenienti dai continenti vicini. Le isole si trovano a circa 1000 chilometri dalle coste dell’Equador e ciò ha reso la loro colonizzazione un'impresa difficile per molte specie poco adatte a percorrere grandi distanze, o a sopportare un viaggio così lungo.
Però, alcune specie ce l'hanno fatta: piante, i cui semi sono stati trasportati dal vento, o dalle correnti marine; piccoli invertebrati, come ragni e insetti, in grado di farsi trasportare dalle correnti aeree; altri animali, come rettili e piccoli mammiferi, hanno intrapreso il viaggio su tronchi d’albero galleggianti; gli uccelli, per i quali la distanza dalla terraferma non deve aver rappresentato un ostacolo insormontabile.
La «ricompensa» per il lungo viaggio è stata l'opportunità di colonizzare un ecosistema nuovo e privo di predatori. Per questo motivo la fauna delle Galapagos è caratterizzata da specie che hanno potuto evolversi in condizioni ambientali assolutamente speciali: le tartarughe giganti, le iguane terrestri e marine, il cormorano attero, che probabilmente devono la loro sopravvivenza all'assenza di predatori efficienti. Qui è facile osservare squali, tartarughe marine, leoni marini e 306 specie diverse di pesci, il 25 per cento dei quali endemici dell'arcipelago.
Però, alcune specie ce l'hanno fatta: piante, i cui semi sono stati trasportati dal vento, o dalle correnti marine; piccoli invertebrati, come ragni e insetti, in grado di farsi trasportare dalle correnti aeree; altri animali, come rettili e piccoli mammiferi, hanno intrapreso il viaggio su tronchi d’albero galleggianti; gli uccelli, per i quali la distanza dalla terraferma non deve aver rappresentato un ostacolo insormontabile.
La «ricompensa» per il lungo viaggio è stata l'opportunità di colonizzare un ecosistema nuovo e privo di predatori. Per questo motivo la fauna delle Galapagos è caratterizzata da specie che hanno potuto evolversi in condizioni ambientali assolutamente speciali: le tartarughe giganti, le iguane terrestri e marine, il cormorano attero, che probabilmente devono la loro sopravvivenza all'assenza di predatori efficienti. Qui è facile osservare squali, tartarughe marine, leoni marini e 306 specie diverse di pesci, il 25 per cento dei quali endemici dell'arcipelago.
L'osservazione della fauna delle Galapagos fornì a Darwin l’ispirazione alla sua grande idea di evoluzione per selezione naturale. Un ruolo fondamentale fu “storicamente” svolto dai cosiddetti «fringuelli di Darwin», piccoli volatili classificati nel genere Geospiza e altri generi affini e dalle tartarughe giganti (Geochelone elephantophus). Darwin notò che in ciascuna isola erano presenti forme leggermente diverse di questi animali, e che gli abitanti delle Galapagos potevano riconoscere l'isola di provenienza di qualsiasi tartaruga dalla forma del carapace, segno evidente che ogni isola ospitava la sua peculiare forma di tartaruga e che su ognuna si erano lentamente differenziate forme specializzate a partire da un progenitore comune giunto per primo alle Galapagos.
Nel caso dei fringuelli, le differenze potevano essere messe in relazione con la specializzazione di ciascuna specie per una particolare risorsa alimentare: insetti, fiori di cactus, o semi di varie dimensioni. Le specializzazioni alimentari avevano generato differenze nella forma del becco: lungo e sottile nelle specie insettivore, grande e coriaceo in quelle granivore. Una singola forma di fringuello che ha originariamente colonizzato le Galapagos si era quindi differenziata formando diverse specie nelle diverse isole e sfruttando risorse alimentari differenti, modificando la forma del becco per “adattarsi” alle risorse disponibili.
Studiando le basi molecolari della diversificazione morfologica dei fringuelli di Darwin, alcuni ricercatori hanno dimostrato che la proteina BMP4 è responsabile della forma del becco degli uccelli; l'espressione di questa proteina varia nelle diverse specie proprio in funzione delle dimensioni del becco, e quindi delle loro abitudini alimentari.
L'impiego delle moderne tecniche molecolari ha inoltre confermato un'altra importante intuizione di Darwin: la derivazione di tutti i fringuelli delle Galàpagos da un unico progenitore comune, un rappresentante del genere Tiaris, comune in Centro e Sud America, che sarebbe giunto alle Galàpagos oltre due milioni di anni fa.
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Nel caso dei fringuelli, le differenze potevano essere messe in relazione con la specializzazione di ciascuna specie per una particolare risorsa alimentare: insetti, fiori di cactus, o semi di varie dimensioni. Le specializzazioni alimentari avevano generato differenze nella forma del becco: lungo e sottile nelle specie insettivore, grande e coriaceo in quelle granivore. Una singola forma di fringuello che ha originariamente colonizzato le Galapagos si era quindi differenziata formando diverse specie nelle diverse isole e sfruttando risorse alimentari differenti, modificando la forma del becco per “adattarsi” alle risorse disponibili.
Studiando le basi molecolari della diversificazione morfologica dei fringuelli di Darwin, alcuni ricercatori hanno dimostrato che la proteina BMP4 è responsabile della forma del becco degli uccelli; l'espressione di questa proteina varia nelle diverse specie proprio in funzione delle dimensioni del becco, e quindi delle loro abitudini alimentari.
L'impiego delle moderne tecniche molecolari ha inoltre confermato un'altra importante intuizione di Darwin: la derivazione di tutti i fringuelli delle Galàpagos da un unico progenitore comune, un rappresentante del genere Tiaris, comune in Centro e Sud America, che sarebbe giunto alle Galàpagos oltre due milioni di anni fa.
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