Il Geco
Gèco: Nome italiano di qualsiasi rappresentante dei Rettili Squamati della famiglia dei Geconidi.
Gecònidi: Famiglia di Rettili Squamati Sauri Gecoti (Gekkonidae) diffusi con circa 90 generi e 700 specie in tutte le zone calde e temperate calde del mondo. Di regola hanno dimensioni modeste, corpo depresso, cute e coda fragilissime, speciali formazioni adesive sottodigitali, abitudini crepuscolari o notturne, riproduzione per mezzo di uova a guscio calcareo, occhio “a serpente”, cioè con palpebra inferiore a vetrino da orologio e fusa con la superiore, possibilità di emettere suoni anche di una certa intensità. Vi appartengono, tra gli altri, i generi Alsophylax, Aristelliger, Bavaya, Bogertia, Chondrodactylus, Cnemaspis, Crossobamon, Diplodactylus, Geckolepis, Geckonia, Gehyra, Gekko, Cyrtodactylus, Gymnodactylus, Palmatogecko, Hemidactylus, Heteropholis, Homonota, Homopholis, Hoplodactylus, Ptenopus, Lepidoblepharis, Lepidodactylus, Luperosaurus, Nephrurus, Oedura, Pachydactylus, Perochirus, Phelsuma, Phyllodactylus, Phyllurus, Pristurus, Pseudogonatodes, Ptychozoon, Ptyodactylus, Rhacodactylus, Rhoptropus, Stenodactylus, Tarentola, Teratoscincus, Thecadactylus, Tropiocolotes, Uroplatus; v. anche Eublefaridi e Sferodattilidi.
Gecòti: Infraordine di Rettili Squamati Sauri (Gekkota), con 3 famiglie: Geconidi, Pigopodidi, Dibamidi.
Geckolepis: Genere di Rettili Squamati Geconidi con cinque specie del Madagascar e delle isole vicine (O. anomala, ecc.).
Geckonia: Genere di Rettili Squamati Geconidi con una specie, G. chazaliae, diffusa dalla Mauritania al Marocco
Gekko: Genere di Rettili Squamati Geconidi con una ventina di specie, talora di dimensioni relativamente grosse (O. gecko può superare i 40 cm di lunghezza), diffuse nell’Asia meridionale e nell’arcipelago Indo-Australiano (O. kinensis, O. monarchus, ecc.).
Gecònidi: Famiglia di Rettili Squamati Sauri Gecoti (Gekkonidae) diffusi con circa 90 generi e 700 specie in tutte le zone calde e temperate calde del mondo. Di regola hanno dimensioni modeste, corpo depresso, cute e coda fragilissime, speciali formazioni adesive sottodigitali, abitudini crepuscolari o notturne, riproduzione per mezzo di uova a guscio calcareo, occhio “a serpente”, cioè con palpebra inferiore a vetrino da orologio e fusa con la superiore, possibilità di emettere suoni anche di una certa intensità. Vi appartengono, tra gli altri, i generi Alsophylax, Aristelliger, Bavaya, Bogertia, Chondrodactylus, Cnemaspis, Crossobamon, Diplodactylus, Geckolepis, Geckonia, Gehyra, Gekko, Cyrtodactylus, Gymnodactylus, Palmatogecko, Hemidactylus, Heteropholis, Homonota, Homopholis, Hoplodactylus, Ptenopus, Lepidoblepharis, Lepidodactylus, Luperosaurus, Nephrurus, Oedura, Pachydactylus, Perochirus, Phelsuma, Phyllodactylus, Phyllurus, Pristurus, Pseudogonatodes, Ptychozoon, Ptyodactylus, Rhacodactylus, Rhoptropus, Stenodactylus, Tarentola, Teratoscincus, Thecadactylus, Tropiocolotes, Uroplatus; v. anche Eublefaridi e Sferodattilidi.
Gecòti: Infraordine di Rettili Squamati Sauri (Gekkota), con 3 famiglie: Geconidi, Pigopodidi, Dibamidi.
Geckolepis: Genere di Rettili Squamati Geconidi con cinque specie del Madagascar e delle isole vicine (O. anomala, ecc.).
Geckonia: Genere di Rettili Squamati Geconidi con una specie, G. chazaliae, diffusa dalla Mauritania al Marocco
Gekko: Genere di Rettili Squamati Geconidi con una ventina di specie, talora di dimensioni relativamente grosse (O. gecko può superare i 40 cm di lunghezza), diffuse nell’Asia meridionale e nell’arcipelago Indo-Australiano (O. kinensis, O. monarchus, ecc.).
Gecònidi. Particolari delle zampe di: 1, Calodactyiodes aureus; 2, Ptyodactyius homolepis; 3, Phyllodactylus siamensls, specie del Siam, Tenasserim e Assam; 4, Dravidogecko anamaiiensis; 5, Hemldactylus eschenaulti, specie dell’india e di Ceylon; 6, Gehyra mutiiata; 7, Hemiphyllodactyius typus,- 8, Phelsuma
andamanensis, specie delle isole Andamane.
Dal Dizionario del regno animale, Arnoldo Mondadori editore, 1982
andamanensis, specie delle isole Andamane.
Dal Dizionario del regno animale, Arnoldo Mondadori editore, 1982
Studi di comportamento antipredatorio su alcune lucertole, che utilizzano altre parti del corpo come esche per deviare il colpo iniziale, sono in genere ben documentati. Questi animali, infatti, quando vengono spaventati da un predatore, agitano la coda, e in tal modo riescono a spostare l’attenzione dei nemici dalla testa. Capita spesso che la coda delle lucertole abbia colori brillanti, come ad esempio avviene nei giovani scincidi (Scincella lateralis) che hanno code di un bel colore blu. In un esperimento, furono dati in pasto a un serpente, tenuto in cattività, degli scincidi, ad alcuni dei quali era stata sperimentalmente dipinta la coda di nero; il risultato fu che 9 su 19 delle lucertole con la coda naturalmente di colore blu riuscirono a sfuggire al serpente, mentre fra quelle la cui coda era stata dipinta di nero per confonderla col resto del corpo, solo 1 su 15 ebbe la stessa buona sorte.
Le lucertole con la coda blu avevano più probabilità di fuga perché i serpenti erano fortemente attratti da una coda così appariscente, e tendevano a sferrare il primo attacco alla base di essa, tralasciando di concentrarsi sul corpo o sulla testa della lucertola. La coda di un giovane scincide possiede solo una fragile connessione con il resto del corpo, e, grazie a questo fatto, essa, una volta afferrata, si stacca facilmente. Come tocco finale, la coda, una volta staccatasi dal corpo, continua a muoversi vigorosamente; in questo modo il predatore sarà distratto, mentre la preda potrà darsi alla fuga. In un esperimento, vennero date a dei serpenti delle code di scincidi, alcune delle quali si stavano ancora contorcendo, mentre altre si erano già irrigidite. Le code che ancora si muovevano impegnarono i serpenti più di quelle immobili, e il tempo che i predatori dedicavano alle prime superava del 40 per cento il tempo dedicato alle seconde. Il comportamento dell’appendice del corpo sacrificata crea un diversivo veramente utile per la lucertola, che così ha a sua disposizione un notevole lasso di tempo per fuggire.
John Alcock, Etologia, Zanichelli, 1992.
Le lucertole con la coda blu avevano più probabilità di fuga perché i serpenti erano fortemente attratti da una coda così appariscente, e tendevano a sferrare il primo attacco alla base di essa, tralasciando di concentrarsi sul corpo o sulla testa della lucertola. La coda di un giovane scincide possiede solo una fragile connessione con il resto del corpo, e, grazie a questo fatto, essa, una volta afferrata, si stacca facilmente. Come tocco finale, la coda, una volta staccatasi dal corpo, continua a muoversi vigorosamente; in questo modo il predatore sarà distratto, mentre la preda potrà darsi alla fuga. In un esperimento, vennero date a dei serpenti delle code di scincidi, alcune delle quali si stavano ancora contorcendo, mentre altre si erano già irrigidite. Le code che ancora si muovevano impegnarono i serpenti più di quelle immobili, e il tempo che i predatori dedicavano alle prime superava del 40 per cento il tempo dedicato alle seconde. Il comportamento dell’appendice del corpo sacrificata crea un diversivo veramente utile per la lucertola, che così ha a sua disposizione un notevole lasso di tempo per fuggire.
John Alcock, Etologia, Zanichelli, 1992.
Esibizione disorientante manifestata da un geco. Il geco, quando viene minacciato da un potenziale predatore alza la coda e la agita, utilizzandola come esca da sacrificare (a sinistra). Un individuo con coda bifida (a destra).
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